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Covid 19

Vincenzo De Luca: rischi e pregi dello Sceriffo della Campania nell’epoca del Coronavirus

Mentre gran parte della classe politica nostrana è in fuga davanti all’emergenza Coronavirus, Vincenzo De Luca presidia, dispone, ordina e vieta. Le sceriffate mal digerite (dai napoletani soprattutto) oggi lo rendono il politico più affidabile della Campania. Il suo atteggiamento è figlio della consapevolezza all’allergia alle regole in Campania e dello sfascio di ospedali e Asl, iniziato ben prima della pandemia da Covid19. Ma tutto ha un tempo: stia attento a non tirare la corda. Anzi, lo spago sottilissimo di questa fiducia nata in tempi di paura.
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Chi non conosce Vincenzo De Luca è sorpreso. Chi ha consuetudine col personaggio sa che mai come ora la giuggiola è nel suo brodo. Come un generale di corpo d'armata, un ammiraglio, un maresciallo dell'aria, Egli immagina di schiacciare il nemico invisibile ma soprattutto sogna il ritorno trionfale tra ali di folla: lo stupor mundi. In cinque anni Vincenzo De Luca non era riuscito a conquistare tutta Napoli come nel 2011 aveva fatto ad esempio Luigi De Magistris. Già, perché quel po' d'opinione progressista presente in città è stata sempre allergica alle sue sceriffate di provincia.

Ma il Coronavirus ha fornito al Nostro questa formidabile possibilità: fare il "sindaco della Campania". Sceriffo, come a fu a Salerno: la mattina in giro a sgridare gente, poi in ufficio a promulgare ordinanze e infine a comunicarle,  come ai bei tempi del Pci: via tv, radio (e oggi pure web). Ci aspettiamo pure il lancio del volantini dall'aereo e la foto col segno V, alla Wiston Churchill.

Ideale soggetto di memorabili meme, i discorsi di Vincenzo De Luca sono una categoria di Youporn per chi sogna l'Uomo forte, il Decisionista, colui che in cambio di qualche trascurabile diritto, tipo quello di uscire senza dover rendere conto a nessuno o temer nulla garantisce che farà di tutto per arginare il flipper di contagi da virus.

Facezie a parte, in uno scenario di sostanziale deserto della politica in Campania – perché è questa la verità, sono spariti tutti – Vincenzo De Luca, sia perché glielo impone il ruolo di Presidente della Regione Campania, sia perché la tòlda di comando assoluto è il suo sogno da 70 anni, si palesa ogni giorno con una spiegazione, un provvedimento, un grafico, una notizia. De Luca è al momento in Campania l'unico che garantisce una presenza.  E la presenza, oggi, è anche sostanza. Nel discorso del 13 marzo ha raggiunto l'acme: prima l'ordinanza che supera addirittura in restrizioni il Dcpm del governo Conte, annunciando la quarantena per tutti i "passeggiatori senza motivo", poi la tirata contro la Protezione civile che si è permessa di requisire un carico di mascherine anti-virus FFP3 ordinate all'estero dalle Asl campane. «Se continuate così sarà guerra», ha detto. Proprio così.

Ed è subito Tennessee, un banjo che suona da lontano e un uomo che s'avanza, sicuro, sguardo truce e mano sulla fondina.

De Luca interpreta perfettamente la paura del napoletano-medio: la consapevolezza della storica allergia alle regole della nostra città. Almeno fra di noi ce lo possiamo dire, no, che regole di tipo comportamentale non sono proprio le meglio digerite all'ombra del Vesuvio. Dunque un po' di polso fermo ci vuole. Ma di qui a sembrare un remake di Total Recall forse il passo è eccessivo. E infatti da ieri «Vicienzo» che finora ha tenuto botta, scricchiola un po': accuse di anti-costituzionalità potrebbero minare una credibilità e una fiducia mai così alta nel corso di un quinquennio.

C'è dell'altro: Vincenzo De Luca è sicuramente consapevole del disastro della sanità in Campania, degli ospedali allo sfascio ben prima del Coronavirus. Chi è stato nei reparti di Pneumologia di recente (faccio un esempio: il Cardarelli, padiglione P) sa qual è la situazione drammatica, scadente, precaria e triste. E non oggi: da anni. L'Ospedale Cotugno da solo non ce la fa, lo dimostrano i dati che lo stesso presidente della Regione ha mostrato.  Vogliamo uscire da Napoli? A Benevento ci sono presidi medici da barzelletta in tempo di pace, figuriamoci ora con la pandemia in atto. Ospedali di Caserta, Salerno, Avellino hanno problemi strutturali: tanta gente, tantissimi anziani, pochi posti letto. I pronto soccorso si stanno fermando sempre più spesso perché ogni tanto si scopre un medico positivo al Covid-19 e vanno sanificati.

Vi ricordate che ogni anno, da tempo, nel periodo del freddo e delle influenze le barelle riempiono gli Obi, i reparti di osservazione breve (la fase 2 del Pronto soccorso, in pratica)  ? Ecco: immaginate oggi, in caso di "scenario severo" con un picco abnorme di contagi da Coronavirus cosa diventerebbe la Campania. Questo Vincenzo De Luca lo sa e per questo picchia col bastone (in senso figurato ma nemmeno tanto): per evitare un incedere del Covid in Campania. Accettabile come strategia nel breve periodo. Ma non è un tirare la corda: quello che tende De Luca è uno spago di canapa, non resistentissimo. Stia attento a non spezzarlo: tempo per ricucire oggi non ce n'è.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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