La Casa di Carta è una serie tv spagnola che spopola su Netflix in questi mesi. A capo del complesso meccanismo messo in atto per sottrarre soldi alla Zecca di Stato c'è un ‘Professore', uno che è sempre un passo avanti i suoi avversari. Nel corso degli episodi accadono però delle cose che mostrano quanto sia complicato esser sempre un passo avanti: bisogna studiare le mosse degli avversari, occorre ponderare l'imponderabile. A Palazzo San Giacomo, la nostra "Casa de papel" (l'ispanismo ci viene in aiuto: cosa sono se non retorici papielli i discorsi su rivoluzione e autonomia?) da sette anni c'è uno che pensa di saperla lunga. Non è un professore, è un ex magistrato diventato europarlamentare grazie a Beppe Grillo e a tante comparsate in tv e poi è stato eletto sindaco della terza città d'Italia. Non sarà granché come trama ma è quello che abbiamo, qui, oggi, a Napoli.
Luigi De Magistris – perché è del sindaco di lotta, governo e social network che parliamo – ha radunato sabato 14 aprile una schiera di fedelissimi in piazza Municipio per protestare contro i debiti dell'Ente – molti sono precedenti la sua elezione – che a suo dire dovrebbero essere azzerati o meglio, pagati dallo Stato per scongiurare un dissesto finanziario. Insomma, una sorta di Bono Vox alla pummarola: azzera il debito. Non ha trovato tutti dalla sua causa: insieme ai supporter in piazza c'erano consiglieri comunali e iscritti ai partiti di maggioranza, dipendenti e dirigenti del Comune, manager e dirigenti delle aziende partecipate (nominati dal sindaco), sindacalisti vicini alle posizioni dell'Amministrazione, artisti vicini al fratello Claudio De Magistris, già impresario musicale, già assistente a costo zero del fratello, già nullatenente e al momento futuro imprenditore della ristorazione in zona Lungomare. Poi c'erano staff sindacali e assessorili, appartenenti a cooperative sociali. Tutte queste ‘categorie', seppur chiamate alla mobilitazione non hanno consentito di riempire una piazza Municipio (non piazza Plebiscito, sia chiaro) dove era pure montato un palchetto. Napoli è poco reattiva a chiamate del genere, l'ammuina preferisce crearla spontaneamente e non partecipare a quella organizzata, ammesso che non sia in uno stadio di calcio. E poi nella vicina piazza Trieste e Trento c'era una contromanifestazione organizzata da un cartello di associazioni e partiti, dal Pd, alla Lega fino a Casapound.
Ma qual è la visione del sindaco della Casa di carte e cartuscelle, citando Pino Daniele? Giustificare sette anni di promesse, di ‘vorrei ma non posso' di Reddito minimo (promesso due anni fa); di «Napoli città leader per efficienza dei trasporti in Europa» (promessa a luglio 2017) di «Quartieri spagnoli come Montmartre a Parigi» (2011) di «Corso Umberto come le Rambla di Barcellona» (2011). Come si può giustificare questo paletto fissato così in alto? Dicendo che non ci sono i soldi e che quei soldi se ci fossero stati, ah, cosa sarebbe mai accaduto. Sembra di sentire la vecchia litania della borghesia napoletana (Benedetto Croce ci perdoni) sempre lamentosa e mai imprenditrice con soldi suoi. De Magistris fa lo stesso: è riuscito a incrementare introiti ? No. È riuscito a rendere più efficienti gli incassi? No. È riuscito in cosa, dunque? In niente, sostanzialmente. Ha mangiato popcorn davanti alla dissoluzione del Partito Democratico di Napoli per la cui presenza in città occorrerà a questo punto sperare in sedute spiritiche, si è fregato le mani assistendo alla paresi del Movimento Cinque Stelle che dorme – unico caso in Italia – come Benino sul presepe, ha disattivato un centrodestra imbarazzante, buono a fare inciuci (Città metropolitana), incapace a esprimere idee capaci di sollevare gli animi.
De Magistris è stato pianificatore, fortunato, opportunista, gran sollevatore di contraddizioni, ottimo narratore di una città che non c'è. Dico a chi non è di Napoli: attenzione, non basta farsela raccontare dai turisti o su Instagram: la città non è di chi la narra e va via ma di chi la vive nel quotidiano; è di coloro che ne traggono risposte; pure Italo Calvino sarebbe d'accordo.
Sembra un gioco, sarebbe quasi divertente se non ci fosse in ballo la vita e il futuro di tanta gente: la città-videogame, dove quando c'è il game over si ricomincia daccapo. Napoli sarà stata anche bistrattata da governi che puntavano a commissariarla senza davvero dare risorse, avrà anche una Regione Campania ostile, con un Vincenzo De Luca mai così in difficoltà e arroccato contro tutto e tutti, ma non ha un sindaco capace di gestirne i processi. De Magistris sapeva fin dal 2011, anno della sua candidatura, la situazione dei conti dell'Amministrazione comunale. In sette anni non è stato capace di mettere a punto una strategia. Tanto basta, per fare della sua esperienza un fallimento (per i napoletani) di successo (per lui).