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De Magistris, il sindaco della casa di carta (che sa dei guai di Napoli fin dal 2011)

La manifestazione del sindaco di Napoli contro i debiti del Comune sembra una serie tv scritta male. Luigi De Magistris vorrebbe, come in un videogioco, tornare al punto di partenza dopo un game over. Eppure fin dal 2011 sapeva quali fossero le condizioni delle casse cittadine. In sette anni non è stato capace di elaborare una strategia per riportare (come aveva promesso egli stesso) la città fuori dal guado. Riesce a galleggiare solo perché il Partito Democratico è evocabile solo con sedute spiritiche, il Movimento Cinque Stelle dorme placido, caso unico caso in Italia e il centrodestra è imbarazzante o pronto agli accordi come in Città Metropolitana.
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La manifestazione di De Magistris in piazza Municipio
La manifestazione di De Magistris in piazza Municipio

La Casa di Carta è una serie tv spagnola che spopola su Netflix in questi mesi. A capo del complesso meccanismo messo in atto per sottrarre soldi alla Zecca di Stato c'è un ‘Professore', uno che è sempre un passo avanti i suoi avversari. Nel corso degli episodi accadono però delle cose che mostrano quanto sia complicato esser sempre un passo avanti: bisogna studiare le mosse degli avversari, occorre ponderare l'imponderabile. A Palazzo San Giacomo, la nostra "Casa de papel" (l'ispanismo ci viene in aiuto: cosa sono se non retorici papielli i discorsi su rivoluzione e autonomia?) da sette anni c'è uno che pensa di saperla lunga. Non è un professore, è un ex magistrato diventato europarlamentare grazie a Beppe Grillo e a tante comparsate in tv e poi è stato eletto sindaco della terza città d'Italia. Non sarà granché come trama ma è quello che abbiamo, qui, oggi, a Napoli.

Luigi De Magistris – perché è del sindaco di lotta, governo e social network che parliamo –  ha radunato sabato 14 aprile una schiera di fedelissimi in piazza Municipio per protestare contro i debiti dell'Ente – molti sono precedenti la sua elezione – che a suo dire dovrebbero essere azzerati o meglio, pagati dallo Stato per scongiurare un dissesto finanziario. Insomma, una sorta di Bono Vox alla pummarola: azzera il debito. Non ha trovato tutti dalla sua causa: insieme ai supporter  in piazza c'erano consiglieri comunali e iscritti ai partiti di maggioranza, dipendenti e dirigenti del Comune, manager e dirigenti delle aziende partecipate (nominati dal sindaco), sindacalisti vicini alle posizioni dell'Amministrazione, artisti vicini al fratello Claudio De Magistris, già impresario musicale, già assistente a costo zero del fratello, già nullatenente e al momento futuro imprenditore della ristorazione in zona Lungomare. Poi c'erano staff sindacali e assessorili, appartenenti a cooperative sociali. Tutte queste ‘categorie', seppur chiamate alla mobilitazione non hanno consentito di riempire una piazza Municipio (non piazza Plebiscito, sia chiaro) dove era pure montato un palchetto. Napoli è poco reattiva a chiamate del genere, l'ammuina preferisce crearla spontaneamente e non partecipare a quella organizzata, ammesso che non sia in uno stadio di calcio. E poi nella vicina piazza Trieste e Trento c'era una contromanifestazione organizzata da un cartello di associazioni e partiti, dal Pd, alla Lega fino a Casapound.

Ma qual è la visione del sindaco della Casa di carte e cartuscelle, citando Pino Daniele? Giustificare sette anni di promesse, di ‘vorrei ma non posso' di Reddito minimo (promesso due anni fa); di «Napoli città leader per efficienza dei trasporti in Europa» (promessa a luglio 2017) di «Quartieri spagnoli come Montmartre a Parigi» (2011) di «Corso Umberto come le Rambla di Barcellona» (2011). Come si può giustificare questo paletto fissato così in alto? Dicendo che non ci sono i soldi e che quei soldi se ci fossero stati, ah, cosa sarebbe mai accaduto. Sembra di sentire la vecchia litania della borghesia napoletana (Benedetto Croce ci perdoni) sempre lamentosa e mai imprenditrice con soldi suoi. De Magistris fa lo stesso: è riuscito a incrementare introiti ? No. È riuscito a rendere più efficienti gli incassi? No. È riuscito in cosa, dunque? In niente, sostanzialmente. Ha mangiato popcorn davanti alla dissoluzione del Partito Democratico di Napoli per la cui presenza in città occorrerà a questo punto sperare in sedute spiritiche, si è fregato le mani assistendo alla paresi del Movimento Cinque Stelle che dorme – unico caso in Italia – come Benino sul presepe, ha disattivato un centrodestra imbarazzante, buono a fare inciuci (Città metropolitana), incapace a esprimere idee capaci di sollevare gli animi.

De Magistris è stato pianificatore, fortunato, opportunista, gran sollevatore di contraddizioni, ottimo narratore di una città che non c'è. Dico a chi non è di Napoli: attenzione, non basta farsela raccontare dai turisti o su Instagram: la città non è di chi la narra e va via ma di chi la vive nel quotidiano; è di coloro che ne traggono risposte; pure Italo Calvino sarebbe d'accordo.

Sembra un gioco,  sarebbe quasi divertente se non ci fosse in ballo la vita e il futuro di tanta gente:  la città-videogame, dove quando c'è il game over si ricomincia daccapo. Napoli sarà stata anche bistrattata da governi che puntavano a commissariarla senza davvero dare risorse, avrà anche una Regione Campania ostile, con un Vincenzo De Luca mai così in difficoltà e arroccato contro tutto e tutti, ma non ha un sindaco capace di gestirne i processi. De Magistris sapeva fin dal 2011, anno della sua candidatura, la situazione dei conti dell'Amministrazione comunale. In sette anni non è stato capace di mettere a punto una strategia. Tanto basta, per fare della sua esperienza un fallimento (per i napoletani) di successo (per lui).

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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