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Camorra, arrestato il boss Marco di Lauro

Marco Di Lauro è nel carcere di Secondigliano in una cella di massima sicurezza

Marco Di Lauro, il reggente dell’omonimo clan, arrestato sabato 2 marzo dopo 14 anni di latitanza, è recluso nel carcere di Secondigliano. È il suo quartiere, ma la struttura penitenziaria è di alta sicurezza: il boss dell’area Nord deve scontare già una condanna definitiva e rispondere di numerose e pesanti accuse per altri procedimenti.
A cura di Nico Falco
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Domani mattina, 5 marzo, Marco Di Lauro comparirà davanti al gip Pietro Carola per l'interrogatorio di garanzia. Il quarto figlio di Paolo Di Lauro, indicato nei libri contabili col nome in codice F4, è ritenuto figura di vertice della cosca fondata dal padre, dall'elevatissimo spessore criminale.

Dopo il suo arresto è stato rinchiuso direttamente nel carcere di Secondigliano, senza passare per Poggioreale, contrariamente alla notizia circolata nelle prime ore. La scelta dell'istituto di pena stata dettata dalla caratura criminale del boss e dalle caratteristiche della struttura della periferia Nord di Napoli: più moderna e attrezzata rispetto a quella del centro cittadino, è attrezzata con reparti di alta sicurezza, oltre a consentire più agevolmente i collegamenti in via telematica per i processi.

Oggi, intanto, il comandante provinciale dei Carabinieri, Ubaldo Del Monaco, e il Questore di Napoli, Antonio De Iesu, hanno partecipato a un incontro con i vertici partenopei di Confcommercio. “L'arresto di Marco Di Lauro – ha detto Del Monaco – è un risultato importante che dà fiducia a Napoli”. “La camorra c'è – ha aggiunto De Iesu – in città ci sono clan ben strutturati e forti. Parlo anche dei Di Lauro, a cui abbiamo inferto un duro colpo con la cattura del latitante. Ma questo non significa che i clan, che sono ritenuti delle imprese criminali a tutti gli effetti e amministrano patrimoni, siano stati debellati. Bisogna denunciare. A volte basta riferire un dettaglio, una semplice voce, oppure usare la videosorveglianza visto che alcuni commercianti sono restii anche per una questione di privacy. Se tutti gli attori istituzionali sono uniti, a Napoli si potranno fare cose concrete”.

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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