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Pianura. Quel migrante-operaio seppellito dal terreno, rimasto senza nome. Chi parlerà di lui?

Dell’operaio immigrato morto nel crollo di Pianura non sappiamo nulla. La sua è una storia destinata a non essere ricordata, a far parte solo della contabilità dei morti sul lavoro e ad essere scordata in fretta. Nessuno lo piange, nessuno sa di lui. Qualcuno dice che Ciro, ‘o mericano, professione ufficiale spazzino comunale e muratore per arrotondare e il Giovane Senza Nome, sono morti abbracciati.  O è forse la favoletta che ci raccontiamo per illuderci che non sono morti soli e disperati.
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Lo hanno chiamato per farlo lavorare ma oggi non ha nome; viene da lontano ma non ha una storia. Oggi è un corpo in una cella frigorifero di un obitorio, un segno nella contabilità dei «morti per lavoro» un numero 2 nei titoli dei giornali, una pagina di fascicolo alla Procura di Napoli: l'uomo morto insieme a Ciro Perrucci, operaio e muratore, sposato con 3 figli, durante i lavori abusivi in una villetta di Pianura, Napoli, non è nessuno. Nessuno. Ma non come un eroe acheo.

Probabilmente venne da lontano e arrivò in Italia per morire soffocato di terra e pietre in un giorno di giugno, dietro una casa di mattoni, a Napoli, Pianura, periferia di Ponente mangiucchiata dagli abusi, violentata dalle Mani sulla città che hanno preso, ripreso e rimpastato sempre più debolmente argilla, cemento e danaro. Sappiamo di lui è un «migrante nordafricano» E che una giornata di lavoro a prender mattoni, a sbancare terrapieni, a fare spazio ai pilastri, è pagata 20-25 euro.

Avrà un nome, l'operaio, ma a chi importa? E la sua storia a chi appartiene? Ci sono già le lacrime e la rabbia di Ciro di Pianura, non serve un'altra storia che nessuno vuole ascoltare, imbarazzante per i sindacati, per chi doveva controllare, per la gente, i signori del mattone illegale che sanno e sfruttano, da decenni. Nel 2008 a Pianura furono cacciati decine di immigrati che avevano occupato casette cadenti e abusive: lì c'erano interessi forti e bisognava costruire, calare altro cemento. Lo urlava un giovanotto "portavoce del comitato". Nel 2020, quel giovanotto, Aboubakar Soumahoro, è diventato il sindacalista che ha guidato lo sciopero dei braccianti del Sud.

Qualcuno dice che Ciro, ‘o mericano, professione ufficiale spazzino comunale e muratore per arrotondare e il Giovane Senza Nome, sono morti abbracciati.  O è forse la favoletta che ci raccontiamo per illuderci che non sono morti soli e disperati.

Nel pomeriggio di oggi il morto è stato identificato. Si tratta di Thomas Daniel, 41 anni, della Liberia.

(Articolo aggiornato il 2 giugno alle ore 16.55)

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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