Qualche giorno fa, bum, sentiamo a casa, di notte, un boato fortissimo. I fuochi artificiali di Capodanno non sono, nemmeno quelli delle piazze di spaccio che dalle ore 23 alle ore 2 pubblicizzano così la loro attività, a Napoli (davvero pensavate che fossero festeggiamenti, ogni sera, nel centro storico?). Una bomba, sì, una bomba di quelle che fanno saltare le persone in aria, era stata piazzata sotto una grossa auto, in zona via Carbonara. Un'area di confine criminale, al momento contesa fra più clan. Si sfonda l'auto, si sfondano due vetture adiacenti, si rompono i vetri della vicina chiesa di San Giovanni a Carbonara e pure quelli di alcune case.
Se fosse passato lì qualcuno sarebbe rimasto dilaniato, mi dico. L'indomani nei vicoli dove vado a «chiedere informazioni» come si fa in questi casi mi rassicurano: «No, ma quelli poi loro allontanano tutti». Loro sono i camorristi bombaroli del centro di Napoli.
Era accaduta la stessa cosa qualche mese prima, in via Toledo: una bomba aveva dilaniato un negozio. Per giorni è rimasto l'odore di bruciato, simile a quello dei contesti di guerra, mi raccontó un militare di stanza a Napoli che in guerra anni prima c'era stato per davvero. Napoli, le bombe, la guerra.
Anche in questo caso loro hanno bloccato il traffico per evitare che qualche innocente ci andasse di mezzo. Dobbiamo dire grazie a loro, quindi. Grazie.
Scusate, dunque, se non riesco a concentrarmi proprio sull'argomento della statuina del presepe (ma quale presepe! È una statuina, orribile, ma piazzata lì fra tante) con le fattezze di Adolf Hitler. Se proprio devo dare una scala di priorità alle mie preoccupazioni, mi preoccupo di ciò che vedo, capisco e percepisco: il ritorno massivo alle estorsioni nei negozi (il Natale fa guadagnare bei denari alle organizzazioni malavitose), il ricorso a metodi terroristici per presidiare il territorio, la sostanziale indifferenza rispetto a tutto ciò di una società civile che – quella sì – assomiglia ad un pastore. Assomiglia a Benino ngoppa ‘o presebbio.