Mentre scrivo è passata la mezzanotte. Fra poche ore un rione per troppo tempo lasciato al suo destino si popolerà di persone che daranno l'estremo saluto a un 17enne morto con un proiettile in corpo, di notte, davanti a una chiesa.
Questa stasera in tv davano “Benvenuti al Sud”, il film che si chiude col famoso adagio: «Al Sud piangi due volte: quando arrivi e quando te ne vai». E che lacrime saranno, fra poche ore, quelle per Genny Cesarano? Il funerale è previsto alle 7.30 del mattino, ufficialmente per paura di assembramenti pericolosi in territorio di guerra di camorra (ah quindi la guerra c'è? Dopo un anno di sparatorie e morti finalmente lo ammettete). A me sembrano esequie in punta di piedi, per non disturbare il resto della città, ancora imbambolata dal dopo estate.
La difficoltà oggi, è questa: non si tratta solo di raccontare un centro storico alle prese con una guerra di camorra; c'è qualcosa che spariglia. È quella “paranza dei bambini” di cui molti parlano. Diversa dai “muschilli”, baby manovalanza criminale conosciuta e descritta fin dagli anni Ottanta. Decimati dai 41 bis e dagli agguati, i clan garantiscono il controllo del territorio puntando su leve sempre più giovani. Non si tratta di ragazzi che si estraniano dalla realtà circostante per fare il boss, il luogotenente, il guardaspalle, il killer, il capopiazza o il pusher. Non è la lotta armata questa qui, non si entra in clandestinità, anzi. Bisogna presidiare il più possibile, anche se si rischia un agguato. I baby camorristi sono simili, terribilmente simili, agli altri ragazzi. Nella loro vita Facebook e Whatsapp, Playstation e stadio; marijuana e discoteche. Si distinguono ovviamente dagli altri nell'utilizzo sistematico della violenza, nelle armi sempre addosso. Ma non c'è nulla che assomigli al bianco e al nero tanto caro alla narrazione facile buono/cattivo.
Negare l'esistenza di un elemento che sfugge alle categorie della sociologia un tanto al chilo e alla retorica dell'antimafia è una fesseria. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris in questi giorni ha ingaggiato una polemica con lo scrittore Roberto Saviano proprio sull'esistenza di questi baby boss (peraltro confermata già da almeno un anno nei rapporti della Direzione Investigativa Antimafia). La narrazione del sindaco è quella di una camorra che è tale solo al livello economico-finanziario. Una entità ‘schiaccia popolo'. Visione legittima ma sicuramente assolutoria per quella parte di criminalità organizzata ‘stracciona' ma non per questo non dannosa. Allo stesso tempo lo scrittore di Gomorra ama le dicotomie, la rappresentazione buono/cattivo, eroe/antagonista, visione che facilita la sceneggiatura. Eppure fra ‘tutto è camorra' e ‘niente è camorra' si muove una intera città. Lì nel grigio da dove si intravede da una parte il baratro e dall'altra, la speranza.