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6000 sardine

Le Sardine di Napoli ora devono solo evitare vecchi (e giovani) stoccafissi della politica

In piazza con le Sardine di Napoli c’erano tutti, dai centri sociali agli assessori, dai grillini al Pd. Ma fortunatamente nessuno è riuscito per ora a mettere il cappello su un movimento che ha avuto un merito all’ombra del Vesuvio: essere riuscito a smuovere una palude di idee che ha avvolto la politica napoletana da troppo tempo.
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C'erano proprio tutti, in piazza Dante a Napoli, alla manifestazione delle "6000 Sardine" contro Matteo Salvini (e non solo). C'erano i centri sociali, da 081 a Mezzocannone Occupato, da Insurgencia a ex Opg Occupato; c'erano i giovani e meno giovani iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico,  c'erano esponenti del Movimento 5 Stelle, vecchi e nuovi personaggi della politica napoletana. E c'era pure il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che ha twittato di essere venuto «da invisibile». E in effetti o non è stato visto o non è stato  semplicemente considerato.

Piazza Dante non è il classico corteo sul Rettifilo dove lo struscio fa notare presenze e striscioni. Piazza Dante andava benissimo alle Sardine perché è davvero un "cuoppo", una specie di cono stretto dai due lati dalla metropolitana. È male illuminata e stavolta la mancanza di luce ha giovato: chi voleva mettersi sotto i riflettori non ha potuto.

Pure noi giornalisti, sempre alla disperata ricerca di un leader da scontornare in prima pagina ci siamo in parte arresi: o c'erano i vecchi (anche giovani-vecchi) tromboni e trombettieri della politica partenopea cioè: assessori ex attivisti, capintesta dei centri sociali, agit prop alla pizzaiuola,  oppure semplici studenti o cittadini napoletani nemmeno tanto carismatici. Non giudicate male la tendenza partenopea a cercare il leader: sono anni che ormai all'ombra del Vesuvio non c'è più una vera manifestazione della società civile. E in piazza Dante l'ultima manifestazione che aveva visto insieme supporter di Beppe Grillo e di quello che sarebbe stato poi il  Partito Democratico era la Notte Bianca del 2005.

Nel movimento studentesco post-Pantera e pre-Onda, quello degli immediati anni dopo Tangentopoli, (parliamo del 1993-1994) lo slogan era preso da una battuta del film "Sud" di Gabriele Salvatores (quello che lanciò il "Curre Curre Guagliò dei 99 Posse): «Se ti muovi, la foto viene mossa». Oggi invece dopo il tanto correre di quegli anni addo' cazzo stiamo? Al punto di partenza. O meglio: quella generazione oggi ha quarant'anni e più ed è parzialmente irrisolta. A Napoli ha capito che nonostante la Rete era in trappola. Si è arresa. Al massimo ha svenduto l'idea di città, plasmandone lo stereotipo nel proprio vissuto quotidiano o è scappata via lontano. In tal senso consiglierei di leggere il più bel libro degli ultimi dieci anni: "Napoli dei molti tradimenti" di Adolfo Scotto di Luzio.

Torniamo ai giorni nostri e alle Sardine. Io non so quanto dureranno e se dureranno. So soltanto che aver messo in circolo un po' di tensione politica potrebbe essere favoloso per Napoli, dove regna la risacca, l'abbandono dell'interesse pubblico e dove il rischio è che il disinteresse sul futuro della città favorisca l'elezione di "uomini forti" con tutto ciò che comporta in termini di populismo e di ricerca del facile consenso: intolleranza, xenofobia, ignoranza. Riusciranno le sardine partenopee a scansare i vecchi e giovani stoccafissi della politica , quelli che governano Comune e Regione Campania e che sono alla ricerca di un nuovo movimento attraverso il quale contrabbandare le schifezze di sempre? Me lo auguro.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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