“Ma che t'è successo? Ti hanno rapinata, ti hanno fatto qualcosa? Hai bisogno di aiuto?”. Il tono amichevole, premuroso. La scelta di non passare oltre, di fermarsi a domandare perché stesse piangendo. La scintilla di umanità di non fregarsene. Il ragazzo che ha offerto il suo aiuto alla ragazza di Portici, violentata martedì nella stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano, è l'unico elemento positivo in una storia che, stando a quanto ricostruito finora, trasuda squallore e degrado ovunque. L'approccio in stazione, con la scusa di farsi perdonare per le molestie di un paio di settimane prima. Lei che ci crede, che si fida. Va verso l'ascensore. Non li segue, sono loro che si uniscono al percorso che lei avrebbe fatto comunque. Poi inizia l'aggressione. Prima uno, poi gli altri due. Bloccano l'ascensore, ma non c'è nessun sistema di sicurezza che possa segnalare quell'anomalia ai dipendenti dell'Eav, nessun campanello che suoni o pulsante rosso che si accenda in qualche camera di controllo.Sono sette minuti di inferno. I tre ragazzi scappano, lei rimane da sola.
Esce, malferma sulle gambe e ferita, e si siede su una panchina a piangere. È il 5 marzo, martedì, giorno lavorativo, e sono le 18. Un orario in cui la stazione è frequentata. Davanti a quella panchina ci passano diverse persone ma nessuno si ferma. La guardano, la notano, decidono di non immischiarsi.
Poi arriva quel ragazzo e la scena cambia. Si siede accanto a lei, chiede cosa le sia successo. Se vuole che chiami qualcuno. E, mentre lei è al telefono con la madre, lui ascolta le parole mormorate tra le lacrime. E capisce che l'unica cosa da fare è chiamare la polizia, subito, prima che quei tre criminali siano troppo lontani.
Per tutto il pomeriggio dell'8 marzo i tre ragazzi accusati sono stati ascoltati nell'udienza di convalida del fermo, scattato poche ore dopo lo stupro: hanno provato a difendersi, hanno detto che la vittima era consenziente. In tarda serata è arrivata la conferma del provvedimento, restano in carcere. I poliziotti li avevano identificati sulla scorta della testimonianza della 24enne, ulteriori elementi sono arrivati dalla videosorveglianza della stazione: vengono ripresi mentre camminano con la ragazza e una telecamera, puntata sull'ascensore, riesce addirittura a riprendere spezzoni dello stupro attraverso le porte rimaste per metà aperte.
La ragazza sarebbe dovuta essere ascoltata nel pomeriggio di oggi, 8 marzo, avrebbe dovuto raccontare il suo incubo agli inquirenti proprio nella Giornata Internazionale della Donna. Il ritardo nell'udienza di convalida ha fatto però slittare l'incontro, che si terrà lunedì. Oggi pomeriggio la giovane è stata sottoposta ad ulteriori accertamenti medici.
Molto probabilmente la vittima avrebbe denunciato lo stesso, a differenza dell'episodio di una ventina di giorni fa, si sarebbe confidata con la madre una volta a casa, la telefonata alle forze dell'ordine sarebbe arrivata lo stesso. Ma quel ragazzo che si è fermato accanto a lei è stato lo sprint alle indagini. E, soprattutto, è stato quel tocco di speranza in quel posto dove una tragedia si consumata nell'ombra, ed era continuata nell'indifferenza.