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Camorra, Bagnoli il nuovo fronte dello scontro tra Mazzarella e Alleanza di Secondigliano

Bagnoli potrebbe diventare presto il nuovo fronte dello scontro tra i Mazzarella e l’Alleanza di Secondigliano. Nelle ultime settimane si registra il tentativo di ascesa di un gruppo criminale che avrebbe l’appoggio del cartello della periferia nord, e che starebbe tentando di assoggettare tutti gli altri; ma nella zona flegrea sono forti anche gli interessi dei Mazzarella.
A cura di Nico Falco
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«Quello, da Bagnoli, se vo' piglia' tutte cose». Si vuole prendere tutto. Sfruttando a suo vantaggio la pioggia di manette e il vuoto di potere per mettere le mani su una zona che, al momento, può diventare l'Eldorado della camorra. Perché, oggi, Bagnoli rappresenta questo: i soldi delle bonifiche e gli appalti da taglieggiare, le estorsioni, lo spaccio di droga e una posizione che garantisce logisticamente delle condizioni che non ha nessun'altra zona di Napoli. È così che la conquista si muove sotto traccia, per il momento silenziosa, ma che ribolle come una pentola a pressione sul punto di esplodere: il quartiere della periferia ovest di Napoli potrebbe diventare il nuovo fronte dello scontro tra il clan Mazzarella e l'Alleanza di Secondigliano.

Le mille piazze di spaccio dell'area Flegrea

Se nell'area nord e nelle altre aree di Napoli le guerre di camorra hanno sempre avuto un inizio e una fine, nella zona flegrea questa pax camorristica non c'è mai stata. Continui sovvertimenti dell'ordine, scontri armati per guadagnare un metro di territorio. E per aprire una nuova piazza di spaccio. Il motivo è nella posizione: l'area flegrea, facilmente raggiungibile dal centro città e con numerosi accessi all'autostrada, garantisce collegamenti che nessun altro quartiere napoletano può vantare. E questo significa vendere e spostare droga con maggiore facilità.

Controllare Pianura significa vendere stupefacenti a un bacino enorme, che comprende non solo il quartiere ma anche Quarto, Marano, fino alla zona ospedaliera. Lo stesso discorso vale per il Rione Traiano, per anni fortino di camorra per lo spaccio di droga: si arriva con l'uscita Fuorigrotta della Tangenziale, si va via all'ingresso che si trova qualche centinaio di metri più avanti, senza mai affrontare le strade cittadine. A Bagnoli non ci sono accessi alla Tangenziale (escludendo quello di Agnano), ma a fare gola è altro: è la zona delle più grandi discoteche, quindi dei grandi eventi, delle folle di ragazzi che nel fine settimana ingolfano il quartiere; oltre che, naturalmente, della enorme bonifica dell'area ex Italsider.

Camorra sgretolata e vuoti di potere

I sistemi criminali che per anni hanno dettato legge nell'area flegrea sono ormai polverizzati. A Pianura, tra arresti e pentimenti, i due clan Mele e Marfella, da sempre in lotta, hanno perso il controllo del territorio lasciando spazio a micro gruppi che stanno cercando di riorganizzarsi per lo spaccio di droga ma che non dispongono né della forza militare né di quella economica per diventare egemoni.

Al Rione Traiano, i problemi sono di altro tipo: i clan del fortino di Soccavo, già decimati dal maxi blitz da oltre cento arresti dei carabinieri e dalle successive operazioni delle forze dell'ordine, ora devono fare i conti col pentimento di Genny Carra, genero e braccio destro del boss Salvatore Cutolo, che di recente, dopo l'arresto, è diventato collaboratore di giustizia e potrebbe raccontare parecchi retroscena sui Cutolo ma anche sui Puccinelli, sui Petrone e su tutto quel sistema droga che aveva trasformato quei palazzoni popolari nella nuova Scampia.

A Bagnoli, negli anni, è rimasto attivo il gruppo Esposito, costola degli storici D'Ausilio. C'era stata la parentesi del gruppo Giannelli, guidato da Alessandro Giannelli, che secondo le indagini avrebbe stretto all'epoca alleanze con i Mele di Pianura e con i clan del Rione Traiano, e c'era stata la rocambolesca fuga dell'ergastolano Felice D'Ausilio, arrestato qualche mese dopo a Marano, ma non si era formato un vero e proprio clan che potesse accentrare gli affari criminali a discapito degli altri.

Secondo le relazioni annuali della Direzione Distrettuale Antimafia il gruppo Esposito ha resistito agli arresti, attraendo anche degli elementi che erano stati legati al gruppo Giannelli. Per la Dda durante l'assenza del capo, Massimiliano Esposito, detto lo Scognato, che negli anni '90 era stato anche reggente dei D'Ausilio, il gruppo veniva guidato dalla moglie. "La scarcerazione nel mese di giugno 2019 del capo del locale gruppo Esposito – rileva la Dda nella relazione relativa al primo semestre 2019 – potrebbe dare nuovo slancio al sodalizio".

A Fuorigrotta, il quartiere dove all'apparenza è meno percettibile la presenza camorristica, resistono i gruppi legati agli Iadonisi, ai Baratto e ai Zaza, con influenze dei Troncone della Loggetta. Estorsioni, come quella che aveva portato al ferimento grave del poliziotto Nicola Barbato durante una operazione antiracket, ma soprattutto traffico di droga, "piccolo spaccio". E anche in questo caso l'assenza di una linea comune, di un unico coordinamento, potrebbe lasciare spazio a tentativi di conquista da parte di qualcuno che, però, dovrebbe avere le spalle ben coperte.

Il sogno camorristico della "Nuova Mala Flegrea"

È in questo contesto che si muove la scalata di potere che starebbe partendo proprio da Bagnoli, e che ripercorre l'idea che negli anni '90 fu portata avanti da Bruno Rossi detto il Corvo e da Antonio Scognamillo detto Tonino ‘o Parente: riunire tutta l'area flegrea sotto un unico cartello criminale, "La nuova mala flegrea". I tentativi sarebbero cominciati già da diverse settimane, con le "bussate" agli altri clan e agli altri gruppi criminali: "Da adesso comando io". Un manipolo di pregiudicati, partiti da Bagnoli, avrebbe cercato di imporsi sul Rione Traiano, su Fuorigrotta e su Pianura, anche con minacce esplicite: automobili cariche di soldati di camorra armati di fucili a pompa per mostrare i denti a chi non abbassa subito la testa. Tutto sotto traccia, in silenzio, senza esplodere nemmeno un colpo.

Ma c'è un particolare che in questa storia stona più di altri. Come è possibile che un gruppo solo possa provare ad assoggettare tutti gli altri, in una zona dove l'assenza di un "potere centralizzato" di camorra ha fatto sì che ogni banda avesse la propria autonomia e, quindi, le proprie armi? La risposta potrebbe essere semplice: quel gruppo non è da solo, agisce con le spalle coperte. E la risposta potrebbe arrivare dalla periferia nord di Napoli, quindi dall'Alleanza di Secondigliano: con Scampia e Secondigliano ormai controllate capillarmente dalle forze dell'ordine, l'area flegrea rappresenta il territorio di espansione ideale, con potenzialità enormi. Del resto, precedenti inchieste avevano dimostrato che i clan del centro e dell'area nord, in special modo i Contini, avevano già annusato l'affare di Bagnoli.

Lo scenario apre però a prospettive inquietanti: con l'interesse su Bagnoli dell'Alleanza di Secondigliano, si potrebbe scatenare una guerra di camorra. Alcuni dei gruppi di Fuorigrotta sono infatti storicamente legati ai Mazzarella, il clan che costituisce l'altra macro area della camorra napoletana e che aveva forti interessi anche nel traffico di droga del Rione Traiano. Dopo gli scontri a San Giovanni a Teduccio, al Vasto, in piazza Mercato e a Portici, Bagnoli potrebbe diventare l'ennesimo fronte che vede contrapposti i due clan.

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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