“Solo io so cosa significa quello che ho subito e non c'è nulla che mi possa far rimuovere. Quello che è successo l'ho già raccontato, ora non mi interessa cosa decideranno i giudici, come andrà il processo: voglio essere lasciata in pace, devo recuperare la mia tranquillità. Se sarà necessario, andrò via da Portici”. A parlare è la ragazza che ha denunciato di essere stata violentata il 5 marzo scorso da tre giovani in un ascensore della stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. I tre erano stati arrestati poche ore dopo, sulla base della testimonianza della vittima e coi riscontri delle telecamere della videosorveglianza. Alcuni li aveva riconosciuti: erano in un gruppo che l'aveva seguita fino a casa una ventina di giorni prima.
Ieri, 22 marzo, mentre si diffondeva la notizia della scarcerazione di uno dei tre, lei era in ospedale per una visita, l'ennesima. Un colloquio con gli psicologi del Centro Antiviolenza del Cardarelli durato 5 ore in cui ha ricostruito ancora una volta quella manciata di minuti di terrore nell'ascensore della stazione. Sul contenuto dell'incontro c'è il massimo riserbo, il resoconto verrà trasmesso lunedì 25 marzo in Procura. Poi ci saranno le altre visite mediche e, forse, l'allontanamento dalla città in cui vive. Per la frustrazione, ma anche per la paura di trovarsi davanti uno dei ragazzi che lei ha denunciato. O anche tutti e tre, nel caso mercoledì 27 marzo il Riesame, esprimendosi sugli altri due, decida che anche loro debbano essere liberati.
Sulle motivazioni del Tribunale non è ancora trapelato nulla. La scelta potrebbe essere stata motivata con la mancanza di esigenze cautelari, ma anche dovuta a un errore procedurale. Ma non si esclude che nella liberazione abbiano pesato anche gli indizi di colpevolezza, quelli che inizialmente avevano portato agli arresti: i legali Eduardo Izzo e Giuseppina Rendina, che difendono il 18enne Alessandro Sbrescia, avevano sostenuto che ci fossero delle contraddizioni tra quello che aveva raccontato la ragazza e quanto si evinceva dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza della stazione. In particolare, c'è il momento in cui la 24enne è entrata nell'ascensore della stazione: nelle immagini non si vedrebbe nessuna spinta, nessuna forzatura evidente, il che avvalorerebbe la tesi dei tre fermati, secondo cui il rapporto c'è stato ma è stato consensuale.
Ma che quella spinta non ci fosse stata lo avrebbe detto anche la ragazza. Assistita dal penalista Maurizio Capozzo, la 24enne aveva spiegato di essere stata portata verso l'ascensore da uno dei tre che l'ha indotta a seguirla tenendole una mano sulla spalla, senza parlare di plateali spintoni. Con lei era entrato Alessandro Sbrescia, il 18enne liberato dal Riesame, subito dopo si erano uniti Raffaele Borrelli e Antonio Cozzolino, che saranno davanti al giudice la settimana prossima. Ed emerge un altro particolare: lei quel giorno era lì per fumare una sigaretta, ma non aveva intenzione di entrare nell'ascensore per un motivo molto semplice: non li prende mai, ne ha paura. Anche quando, una ventina di giorni prima, era stata seguita e molestata, per rifugiarsi a casa aveva preso le scale.